Martedì, 17/04/2018 alle 02:18
Ciao a tutti. Mi presento: sono V. ho 29 anni e sono di Salerno. Vi sto per propinare un papiello, quindi se siete lettori deboli fermatevi qui. Se invece vi piacciono i fatti degli altri siete nel posto giusto. Intanto iniziamo con le etichette: a quest'ora (01:38 del 17 aprile) mi considero un asex eteroromantico con tendenze grey e ci sono buone probabilità che andrò a letto senza cambiare idea. Il percorso che mi ha portato fin qui è stato decisamente lungo e ora anche se non vi elencherò punto per punto come ci sono arrivato (lo so che morite dalla voglia), cercherò di condividere con voi qualche vissuto. Leggo intanto con piacere che il disinteresse per il sesso è condiviso da molti e anche se razionalemente immaginavo che potesse essere così, fin ora non avevo mai avuto modo di leggere di esperienze così simili alla mia, pertanto sono davvero contento di sapere di non essere l'unico "fesso" al mondo. Il peso di sentirsi un po' inadeguati in seguito al rapporto anomalo con il sesso, è un peso di cui ho deciso di liberarmi. Anche perchè ha portato a mille congetture e a super pipponi con l'analista tra cui: una potenziale omosessualità latente (con tutta la buona volontà gli uomini non mi piacciono) un complesso edipico non risolto (verissimo ma a 30 anni mi son rassegnato) e bla bla bla. Ma ora bando ai pipponi! Vorrei condividere con voi qualche vissuto, così per confrontarmi con qualcuno/a di voi liberamente e soprattutto per la prima volta se si esclude l'analista (che beninteso ho mandato a quel paese da parecchio tempo). Posso dire di esser sempre fuggito dalle relazioni. Ad esclusione di un fidanzamento che è durato circa sei mesi, all'età di 21anni. Sei mesi molto belli, intensi e tormentati. Chiaramente lei aveva desiderio di fare sesso, io decisamente no, ma vivevo la questione come un problema mio e quindi cercavo di adempiere in tutto ai miei doveri, ma onestamente con scarsi risultati. Nei baci e in generale nel contatto fisico "superficiale" provavo del piacere, nella penetrazione invece indifferenza (esperienza già vissuta quando ho avuto a 16 anni il primo rapporto sessuale). Ero molto preso da lei e l'idea di perderla per via del sesso era una cosa che mi faceva impazzire (anche perchè io da buon meridionale son pure parecchio possessivo). Di fatto questo è avvenuto dopo pochi mesi. In seguito visti i chiari di luna mi sono sempre detto: chi me lo fa fare?! e così ho evitato il più possibile relazioni e complicazioni varie. Oggi alla luce delle nuove consapevolezze un po' me ne pento. Alle volte mi pare di vedere il mondo muoversi in tandem e questo acuisce in me il senso di isolamento. Mi piacerebbe trovare una persona con cui condividere una parte del percorso e perchè no anche la mia personalissima collezione d'ombrelli.
PS. Il nickname fa riferimento al protagonista del romanzo di Calvino "Il barone rampante", che molti di voi avranno sicuramente letto. Cosimo a 12 anni, in forma di protesta, decide di vivere la sua vita sugli alberi. Un personaggio splendido, cocciuto come un mulo.

Discussioni attive
RISPONDI
Martedì, 17/04/2018 alle 12:37
Quando leggo "papiri" mi ritrovo sempre a consolarmi nel non essere l'unica prolissa su questa piattaforma. Ihih!
L'irrefrenabile curiosità per le storie degli altri, che qualcuno chiamerà "impiccionaggine", ma che a me piace più definire come un interesse antropologico per gli esseri umani, si è ben sposata con il tuo racconto che ci ha portati nella tua "casa", nella tua realtà, seppur solo nell'anticamera.
Quindi, a nome di tutti gli "impiccioni", dico che c'è qualcuno che apprezza le lungagnate!
Non mi serve alcuna immaginazione per figurarmi il modo in cui ti sei sentito quando hai scoperto l'esistenza di altri come te: il senso di solitudine concettuale sembra colmarsi e si riaccendono entusiasmo e speranza.
A maggior ragione per te, che avevi rinunciato all'amore comunemente inteso, quello che è anche sessuale, per incompatibilità con esso.
Racconti di relazioni fallite per il sesso sono storie fin troppo comuni anche per me, purtroppo, e lo so che quando si tiene davvero ad una persona ma questa ti scarta per un qualcosa che per te è insignificante, entra in crisi tutto il proprio personale sistema di credenze: per chi conta l'intelligenza, la simpatia, la gentilezza, la capacità di dare attenzione, la bellezza, l'essere scartati solo per il sesso, che nella propria scala di importanza è all'ultimo posto e privo di valore, fa perdere valore anche a tutte le altre qualità che il partner ha automaticamente posto come inferiori alla passione sessuale.
E si finisce per sentirsi vuoti e privi di senso, di valore.
Quindi, è ben comprensibile se tu hai rinunciato a legarti agli altri, tanto già lo sapevi che qualsiasi tua bella caratteristica non sarebbe valsa a nulla, perché per chiunque essa è subordinata alla sessualità.
Gli psicologi...
Bell'argomento.
Tra l'altro, sei andato ad impelagarti con un analista (uno psicologo che segue le direttive della psicoanalisi)...
È difficile che uno psicologo riesca ad accettare la possibilità che, un animale, non segua lo schema mentale istintivo che spinge all'accoppiamento, perché è una colonna portante della mente, una delle motivazioni basilari che fanno capo all'agire di tutti i mammiferi.
Men che meno lo potrà accettare un analista, che basa sulla sessualità tutta la sua teoria paicologica.
In qualsiasi caso, per lo meno ti ha aiutato a riscontrare un complesso edipico, anche se sono sempre molto curiosa su queste cose, mi domando sempre quanto sia vero e quanto sia aria fritta ben servita.
Ok, sono un po' scettica, ma mettere in dubbio fa progredire il pensiero, quindi è un dono.
Detto questo, impara una cosa: almeno per quanto riguarda la tua sfera intima, ma anche per gli altri ambiti della tua esistenza, fregatene di quello che vogliono gli altri e ad ascolta quello che vuoi tu.
Per te il sesso non è interessante? È fastidioso? Non ti va di farlo?
Se le risposte sono affermative, si palesa una tua volontà di rifiuto della sessualità, quindi, chi te lo fa fare di andare contro al tuo volere perché per gli altri è giusto e doveroso farlo? Perché dovresti prediligere la loro volontà alla tua?
Ma che si arrangino!
Sii te stesso e in pace con te.
Violare la propria volontà, la propria naturale indole, crea solo conflitti interiori fra quel che desideriamo e quello che dobbiamo fare: diventiamo esseri incoerenti e l'incoerenza ci distrugge da dentro.
Benvenuto su questo albero, Cosimo.
Quando leggo "papiri" mi ritrovo sempre a consolarmi nel non essere l'unica prolissa su questa piattaforma. Ihih!
L'irrefrenabile curiosità per le storie degli altri, che qualcuno chiamerà "impiccionaggine", ma che a me piace più definire come un interesse antropologico per gli esseri umani, si è ben sposata con il tuo racconto che ci ha portati nella tua "casa", nella tua realtà, seppur solo nell'anticamera.
Quindi, a nome di tutti gli "impiccioni", dico che c'è qualcuno che apprezza le lungagnate!

Non mi serve alcuna immaginazione per figurarmi il modo in cui ti sei sentito quando hai scoperto l'esistenza di altri come te: il senso di solitudine concettuale sembra colmarsi e si riaccendono entusiasmo e speranza.
A maggior ragione per te, che avevi rinunciato all'amore comunemente inteso, quello che è anche sessuale, per incompatibilità con esso.
Racconti di relazioni fallite per il sesso sono storie fin troppo comuni anche per me, purtroppo, e lo so che quando si tiene davvero ad una persona ma questa ti scarta per un qualcosa che per te è insignificante, entra in crisi tutto il proprio personale sistema di credenze: per chi conta l'intelligenza, la simpatia, la gentilezza, la capacità di dare attenzione, la bellezza, l'essere scartati solo per il sesso, che nella propria scala di importanza è all'ultimo posto e privo di valore, fa perdere valore anche a tutte le altre qualità che il partner ha automaticamente posto come inferiori alla passione sessuale.
E si finisce per sentirsi vuoti e privi di senso, di valore.
Quindi, è ben comprensibile se tu hai rinunciato a legarti agli altri, tanto già lo sapevi che qualsiasi tua bella caratteristica non sarebbe valsa a nulla, perché per chiunque essa è subordinata alla sessualità.
Gli psicologi...
Bell'argomento.

Tra l'altro, sei andato ad impelagarti con un analista (uno psicologo che segue le direttive della psicoanalisi)...
È difficile che uno psicologo riesca ad accettare la possibilità che, un animale, non segua lo schema mentale istintivo che spinge all'accoppiamento, perché è una colonna portante della mente, una delle motivazioni basilari che fanno capo all'agire di tutti i mammiferi.
Men che meno lo potrà accettare un analista, che basa sulla sessualità tutta la sua teoria paicologica.
In qualsiasi caso, per lo meno ti ha aiutato a riscontrare un complesso edipico, anche se sono sempre molto curiosa su queste cose, mi domando sempre quanto sia vero e quanto sia aria fritta ben servita.
Ok, sono un po' scettica, ma mettere in dubbio fa progredire il pensiero, quindi è un dono.
Detto questo, impara una cosa: almeno per quanto riguarda la tua sfera intima, ma anche per gli altri ambiti della tua esistenza, fregatene di quello che vogliono gli altri e ad ascolta quello che vuoi tu.

Per te il sesso non è interessante? È fastidioso? Non ti va di farlo?
Se le risposte sono affermative, si palesa una tua volontà di rifiuto della sessualità, quindi, chi te lo fa fare di andare contro al tuo volere perché per gli altri è giusto e doveroso farlo? Perché dovresti prediligere la loro volontà alla tua?
Ma che si arrangino!

Sii te stesso e in pace con te.
Violare la propria volontà, la propria naturale indole, crea solo conflitti interiori fra quel che desideriamo e quello che dobbiamo fare: diventiamo esseri incoerenti e l'incoerenza ci distrugge da dentro.
Benvenuto su questo albero, Cosimo.
Martedì, 17/04/2018 alle 14:40
Benvenuto!
Benvenuto!
Martedì, 17/04/2018 alle 18:27
Cara Delirio mi fa piacere che apprezzi le prolissate, in effetti anche io ho letto con piacere le lunghe testimonianze di altri utenti (compresa la tue bella risposta), anche perchè questa condivisione è molto importante per sentirsi meno solo ed anomali. Mi trovi d'accordo sulla questione psicologi. 'Sto tipo in 3 anni di psicoanalisi non mi ha nemmeno lontanamente prospettato la possibilità di essere asessuale (possibile che ne ignorasse l'esistenza?), tutto preso com'era ad analizzare sogni, rapporti con i genitori e via dicendo. In effetti sarà per questo che sono giunto tardi, inoltre senza una convizione granitica, a considerarmi asessuale. Sicuramente nella determinazione del proprio orientamento sessuale influiscono alcuni fattori ambientali, o almeno hanno influito nel mio caso (su tutti ha gravato l'edipo, causa anche di una propensione al feticismo). Oltre al fattore ambientale bisogna poi fare i conti con quelle che sono alcune caratteristiche peculiari dell'individuo che determinano una maggiore o minore propensione a un determinato orientamento sessuale. La mia asessualità ha delle ragioni che in gran parte comprendo. Oggi però non ho più intenzione di cambiare questo aspetto di me, anche se è sempre stato etichettato come un sintomo (parole dell'analista). Ecco, vedi, alla fine ti ho attaccato il pippone.
Cara Delirio mi fa piacere che apprezzi le prolissate, in effetti anche io ho letto con piacere le lunghe testimonianze di altri utenti (compresa la tue bella risposta), anche perchè questa condivisione è molto importante per sentirsi meno solo ed anomali. Mi trovi d'accordo sulla questione psicologi. 'Sto tipo in 3 anni di psicoanalisi non mi ha nemmeno lontanamente prospettato la possibilità di essere asessuale (possibile che ne ignorasse l'esistenza?), tutto preso com'era ad analizzare sogni, rapporti con i genitori e via dicendo. In effetti sarà per questo che sono giunto tardi, inoltre senza una convizione granitica, a considerarmi asessuale. Sicuramente nella determinazione del proprio orientamento sessuale influiscono alcuni fattori ambientali, o almeno hanno influito nel mio caso (su tutti ha gravato l'edipo, causa anche di una propensione al feticismo). Oltre al fattore ambientale bisogna poi fare i conti con quelle che sono alcune caratteristiche peculiari dell'individuo che determinano una maggiore o minore propensione a un determinato orientamento sessuale. La mia asessualità ha delle ragioni che in gran parte comprendo. Oggi però non ho più intenzione di cambiare questo aspetto di me, anche se è sempre stato etichettato come un sintomo (parole dell'analista). Ecco, vedi, alla fine ti ho attaccato il pippone.
Martedì, 17/04/2018 alle 19:53
Sì, è possibile che non ne conoscesse l'esistenza.
Ai tempi di Anassimandro, gli uomini credevano che la Terra fosse piatta. Non sarebbe stato sorprendente se, chiedendo a loro, non avessero conosciuto l'esistenza delle Americhe e l'avessero negata, come ogni cosa che esiste oltre le Colonne d'Ercole.
Se, per un analista, per cui la sessualità è alla base di qualsiasi gioia o frustrazione, di qualsiasi moto di volontà, l'esistenza dell'asessualità è ignorata, non mi meraviglio.
Anche conoscendo la sua esistenza, molto peobabilmente non la riterrebbe possibile e cercherebbe ogni modo per giustificarla attraverso un meccanismo di censura che il SuperIo attua sull'Es.
La cosa brutta di tutto questo credere a teorie limitate, in quanto basate sulla logica di individui non meno umani e ignoranti di noi, è che la credenza diventa talmente radicata da non poter essere messa in dubbio, pena l'ammettere un ignoranza socratica che spesso all'essere umano non fa piacere constatare.
Pur di mantenere fede alla teoria a cui si è devoti, si interpretà la realtà in modo che tutto torni, anche a scapito della verità, anche creando problemi dove non ci sono.
Tu sei sempre stato patologizzato.
La mancanza di sessualità in te è sempre stata posta come un limite da superare, come il sintomo di una "malattia mentale".
Ma chi te l'ha posta come tale?
Il tuo analista che crede nella teroia di un uomo vissuto un secolo fa? Le tue ex ragazze che volevano far sesso con te (conflittuccio d'interesse)?
I problemi li creiamo noi, quasi come tutta la realtà che ci circonda, e questo "problema" non fa eccezione.
Ti è stato detto che non avere desideri sessuali è male e tu ci hai creduto: il problema in te è nato nel momento esatto in cui ti è stato detto che "funzioni" male.
Ma se, semplicemente, esistessero persone che funzionano in maniera diversa?
Le vere domande da porti, per capire se è una patologia, sono queste:
Ti manca, il sesso? Tu la vivi come una mancanza, il disinteresse per esso?
Vorresti farlo? Vorresti essere capace di trarne soddisfazione?
Se per te il non poterlo fare in modo proficuo è una frustrazione, allora hai tutte le ragioni del mondo per patologizzarti e cercare di fuggire dalla tua natura per seguire il tuo volere; ma se del sesso non te ne può fregare di meno, se il non farlo non ti crea alcuna frustrazione, se stai bene con te stesso perché è impossibile che ti manchi qualcosa per cui non hai interesse, allora non c'è patologia, perché non c'è pathos, non c'è sofferenza.
Per esempio, io sto divinamente con me stessa: non mi interessa il sesso, quindi nemmeno mi manca o soffro nel non avere una vita sessuale.
L'unica sofferenza è nel constatare che difficilmente troveremo una persona con cui condividere la nostra vita, perché la maggior parte delle persone vuole anche fare sesso; ma questo non è un problema insito in noi, è un problema che nasce dalla volontà esterna di altri esseri umani, di condividere sessualità.
Questa volontà altrui non rispecchia la nostra e questo può generare sofferenza in modo non molto diverso dal avere un'indole tranquilla e pacata e ritrovarsi in una relazione con qualcuno che vuole portarci tutti i giorni in discoteca.
Il problema sta lì, nell'interazione diadica fra i due, nella mancanza di compatibilità, e non nelle singole persone che con loro stesse stanno bene perché sono coerenti a se stesse e ai loro bisogni.
Ahahah, chiudo qua, ho riscritto un altro papiro! Cavoli tuoi!
Non odiatemi...
Sì, è possibile che non ne conoscesse l'esistenza.
Ai tempi di Anassimandro, gli uomini credevano che la Terra fosse piatta. Non sarebbe stato sorprendente se, chiedendo a loro, non avessero conosciuto l'esistenza delle Americhe e l'avessero negata, come ogni cosa che esiste oltre le Colonne d'Ercole.
Se, per un analista, per cui la sessualità è alla base di qualsiasi gioia o frustrazione, di qualsiasi moto di volontà, l'esistenza dell'asessualità è ignorata, non mi meraviglio.
Anche conoscendo la sua esistenza, molto peobabilmente non la riterrebbe possibile e cercherebbe ogni modo per giustificarla attraverso un meccanismo di censura che il SuperIo attua sull'Es.
La cosa brutta di tutto questo credere a teorie limitate, in quanto basate sulla logica di individui non meno umani e ignoranti di noi, è che la credenza diventa talmente radicata da non poter essere messa in dubbio, pena l'ammettere un ignoranza socratica che spesso all'essere umano non fa piacere constatare.
Pur di mantenere fede alla teoria a cui si è devoti, si interpretà la realtà in modo che tutto torni, anche a scapito della verità, anche creando problemi dove non ci sono.
Tu sei sempre stato patologizzato.
La mancanza di sessualità in te è sempre stata posta come un limite da superare, come il sintomo di una "malattia mentale".
Ma chi te l'ha posta come tale?
Il tuo analista che crede nella teroia di un uomo vissuto un secolo fa? Le tue ex ragazze che volevano far sesso con te (conflittuccio d'interesse)?
I problemi li creiamo noi, quasi come tutta la realtà che ci circonda, e questo "problema" non fa eccezione.
Ti è stato detto che non avere desideri sessuali è male e tu ci hai creduto: il problema in te è nato nel momento esatto in cui ti è stato detto che "funzioni" male.
Ma se, semplicemente, esistessero persone che funzionano in maniera diversa?
Le vere domande da porti, per capire se è una patologia, sono queste:
Ti manca, il sesso? Tu la vivi come una mancanza, il disinteresse per esso?
Vorresti farlo? Vorresti essere capace di trarne soddisfazione?
Se per te il non poterlo fare in modo proficuo è una frustrazione, allora hai tutte le ragioni del mondo per patologizzarti e cercare di fuggire dalla tua natura per seguire il tuo volere; ma se del sesso non te ne può fregare di meno, se il non farlo non ti crea alcuna frustrazione, se stai bene con te stesso perché è impossibile che ti manchi qualcosa per cui non hai interesse, allora non c'è patologia, perché non c'è pathos, non c'è sofferenza.
Per esempio, io sto divinamente con me stessa: non mi interessa il sesso, quindi nemmeno mi manca o soffro nel non avere una vita sessuale.
L'unica sofferenza è nel constatare che difficilmente troveremo una persona con cui condividere la nostra vita, perché la maggior parte delle persone vuole anche fare sesso; ma questo non è un problema insito in noi, è un problema che nasce dalla volontà esterna di altri esseri umani, di condividere sessualità.
Questa volontà altrui non rispecchia la nostra e questo può generare sofferenza in modo non molto diverso dal avere un'indole tranquilla e pacata e ritrovarsi in una relazione con qualcuno che vuole portarci tutti i giorni in discoteca.
Il problema sta lì, nell'interazione diadica fra i due, nella mancanza di compatibilità, e non nelle singole persone che con loro stesse stanno bene perché sono coerenti a se stesse e ai loro bisogni.
Ahahah, chiudo qua, ho riscritto un altro papiro! Cavoli tuoi!

Non odiatemi...

Martedì, 17/04/2018 alle 20:19
Delirio devi essere una ragazza fantastica
Delirio devi essere una ragazza fantastica

Martedì, 17/04/2018 alle 20:41
Sì, lo è davvero!
Sì, lo è davvero!

Martedì, 17/04/2018 alle 20:42
Confermo anche io
Confermo anche io
Ospite227
Martedì, 17/04/2018 alle 21:21
Sintetizzando: La risposta è dentro di te, e però è sbagliata.



Sintetizzando: La risposta è dentro di te, e però è sbagliata.



Mercoledì, 18/04/2018 alle 14:55
Ad essere onesti dall'analista ci sono andato proprio con il proposito di risolvere questa apatia nei confronti del sesso. Credo però di essere sempre stato onesto, con lui e con me stesso (vabbe' dai, con me un po' meno) visto che è sempre stato lapalissiano evincere dai miei discorsi che del sesso in se me ne importava poco, piuttosto l'ho vissuto come strumento indispensabile ai fini del mantenimento della relazione romantica che avevo instaurato. Una relazione con un altissimo grado di intimità psicologica che si è trasformata poi in un boomerang. Avevo un controllo totale sulla sua psiche, dovuto anche al fatto che le nostre patologie incredibilmnte combaciavano.
Ad ogni modo condivido anche adesso la stessa posizione sul sesso: in fin dei conti mi rammarica l'esserne disinteressato, ma solo ai fini dell'instaurare con maggiore facilità relazioni romantiche. Una parte di me si sente anche piuttosto frustrata dall'incapacità di dare un giusto canale (in questo caso genitale) alla libido. In fin dei conti mi pare di vivere una vita anestetizzata, in cui regna prevalentemente l'apatia.
Comunque anche io oggi vivo serenamente questa condizione anche se continuo a pensare che sia inevitabilmente un limite.
Riguardo la potenziale messa in crisi della psicoanalisi mediante la semplice constatazione dell'esistenza dell'asessualità ci andrei piuttosto cauto, almeno per quel che riguarda il mio caso. Io ho abbracciato con una certa convizione i dettami "dell'uomo vissuto un secolo fa", e ritengo che anche se potenzialmente l'asessualità potrebbe mettere in crisi quella scuola di pensiero, per me (stando almeno alla mera esperienza personale, non essendo un addetto ai lavori) credo sia di più l'eccezione che conferma la regola. Mi sembra un buon tema per una tesi di dottorato, no?
Ad essere onesti dall'analista ci sono andato proprio con il proposito di risolvere questa apatia nei confronti del sesso. Credo però di essere sempre stato onesto, con lui e con me stesso (vabbe' dai, con me un po' meno) visto che è sempre stato lapalissiano evincere dai miei discorsi che del sesso in se me ne importava poco, piuttosto l'ho vissuto come strumento indispensabile ai fini del mantenimento della relazione romantica che avevo instaurato. Una relazione con un altissimo grado di intimità psicologica che si è trasformata poi in un boomerang. Avevo un controllo totale sulla sua psiche, dovuto anche al fatto che le nostre patologie incredibilmnte combaciavano.
Ad ogni modo condivido anche adesso la stessa posizione sul sesso: in fin dei conti mi rammarica l'esserne disinteressato, ma solo ai fini dell'instaurare con maggiore facilità relazioni romantiche. Una parte di me si sente anche piuttosto frustrata dall'incapacità di dare un giusto canale (in questo caso genitale) alla libido. In fin dei conti mi pare di vivere una vita anestetizzata, in cui regna prevalentemente l'apatia.
Comunque anche io oggi vivo serenamente questa condizione anche se continuo a pensare che sia inevitabilmente un limite.
Riguardo la potenziale messa in crisi della psicoanalisi mediante la semplice constatazione dell'esistenza dell'asessualità ci andrei piuttosto cauto, almeno per quel che riguarda il mio caso. Io ho abbracciato con una certa convizione i dettami "dell'uomo vissuto un secolo fa", e ritengo che anche se potenzialmente l'asessualità potrebbe mettere in crisi quella scuola di pensiero, per me (stando almeno alla mera esperienza personale, non essendo un addetto ai lavori) credo sia di più l'eccezione che conferma la regola. Mi sembra un buon tema per una tesi di dottorato, no?

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