Ciao a tutti ragazzi/e,
vi scrivo per condividere con voi tutti un disagio personale che sento molto forte rispetto al mondo delle varianti sessuali (non amo proprio l'elenco delle lettere, ritengo di valere di più di una iniziale scusatemi!). Ho 41 anni (ormai 42) e lavoro nell'ambito delle dipendenze a Pavia. Sono quasi sempre a Milano nel tempo libero e frequento anche ambienti religiosi e di ricerca spirituale. L'ho voluto precisare perché in questi ambienti (io sono cattolico ma assolutamente aperto al confronto con ogni altro percorso di ricerca spirituale psichicamente equilibrato) la mia non assolutizzazione della dimensione sessuale era una cosa ritenuta ovviamente buona.
Quando ho iniziato a frequentare il mondo gay e i locali invece mi si è spalancato un mondo dove la sessualità (in ogni sua modalità) era in pratica la sola cosa da fare nel tempo libero. Questa modalità è anche molto frequente nel mondo aggressivo maschilista e un pò bullo eteronormativo, ma qui è calmierato quasi sicuramente da una maggiore censura sociale.
Ora io ad esempio amo abbastanza il rapporto orale, ma sono molto lontano da quello anale e non per paura quanto proprio perché lo sento come una riproposizione del machismo etero. Nella terminologia del sottobosco gay infatti lo si lega volentieri ad un linguaggio di aggressione, di forza ostentata e di dominio (come in una commedia dei ceti più popolari e di taverna). Personalmente quando mi fisso in una ossessione sessuale (guidato un pò anche dalle chat e dai siti di incontri gay o dai porno) in fondo so benissimo che questo mi richiama malessere e non serenità interiore. Anche nel rapporto la cosa che mi piace di più è baciare, giocare nel letto in modo anche forte (qausi a mò di lotta), abbracciarsi fortissimi e l'apice non è il rapporto in sè o i giochi erotici ma stare abbracciati e proteggersi a vicenda prima, durante e dopo. Per me fare l'amore significa donarsi l'uno all'altro denudati completamente, abbandonarsi a una fiducia totale verso l'altro a tal punto da non mettere nessuna difesa in mezzo (potenzialmente chi mi abbraccia potrebbe anche farmi del male e strozzarmi ma ho la fede cieca e intima che non lo farà mai).
Invece nel sottobosco gay sento un linguaggio che ripropone molte dinamiche di sessualità come gusto della trasgressione (oggi poi???), della violenza e della sofferenza che proprio non mi appartiene per non parlare dei feticismi dis-umani (Scarpe da ginnastica, lycra e varie).
Anche per la competenze professionali ed esperienziali che sto acquisendo, ritengo che sì entro certi limiti di buon senso va bene sfogare le proprie pulsioni, meglio che farsi distruggere da esse al proprio interno. Ma la cosa più bella ancora sarebbe curare le proprie ferite interiori, imparare a stare bene con se stessi e a volersi bene a tal punto da avere sempre meno bisogno di sfogare la propria aggressività anche sessuale fuori, perché interiormente si ha sempre meno frustrazione e rabbia da sfogare.
Scusate la lunghezza della presentazione, ma questo sono io e ci tenevo a raccontarvelo. Nel riconoscimento culturale dell'asessualità vedo un pò un plus valore in questo senso, un vero andare contro il dogma comunicativo ipersessuale della società occidentale contemporanea che distrugge i valori umani della solidarietà e della compassione. Sembra un mondo capovolto rispetto a quello puritano vittoriano in cui è nato Freud.
Io sono una persona molto socievole, affettiva e calorosa, amo il contatto fisico e l'intimità a dismisura ma proprio malsopproto l'ostentazione della pulsione sessuale ("dai che sei porco!!!"

Spero di conoscere tante belle persone qua dentro e vi abbraccio tutti forte forte =)