Martedì, 05/12/2017 alle 11:13
Ciao e benvenuto.
Sai, bisognerebbe, prima di ogni altra cosa, capire che cosa intendi per "eccitazione".
Mi sa che farò tante domande, in questa risposta, ma non prenderla per un'inquisizione, lo faccio spesso perché fare domande è il modo migliore per aiutare le persone a capire se stesse, secondo me.
Spesso non ci capiamo semplicemente perché non ci facciamo le domande giuste.
Partendo dall'eccitazione che dici di avere, che cosa intendi?
Perché mi sembra che tu non intenda con "eccitazione" la pulsione sessuale, il bisogno di stimolare certe zone (a prescindere se da solo o con qualcuno), giusto?
Effettivamente, quella sarebbe la "libido", che è dissociata dall'essere asessuale: ci sono asex che ce l'hanno alta, altri bassa; in realtà è un'energia modulabile, nel senso che varia a seconda dei momenti, delle situazioni, dello stato mentale e fisico del soggetto, ed è un energia che nasce nel soggetto e dal soggetto, nel senso che è istintiva ed innata e non ha nulla a che fare con il rapporto con gli altri (attrazione) né con il tuo interesse effettivo nel sesso.
L'averla alta o bassa, è fisiologico e non dipende dell'identità del soggetto, né dalle sue preferenze o dalla personalità: è qualcosa di impulsivo ed ancestrale.
L'eccitazione è qualcosa di diverso, è lo stato fisico percepito.
Quindi, tu ti senti più attivato fisicamente da solo che con qualcuno, giusto?
Ti chiedo: perché?
Che cosa c'è di diverso nella tue esperienza solitaria, rispetto a quella con una ragazza?
Probabilmente è una domanda difficile, fatta così, ma prova ad immaginare quel momento, attualizzalo, fai finta di esserci dentro e viverlo: cosa cambia? Che pensieri hai?
L'eccitazione maggiore è riconducibile semplicemente ad una maggior famigliarità con il tuo corpo, al saper dargli meglio piacere da solo, o c'è dell'altro?
Sei più tranquillo, riesci a goderti meglio il momento?
Sei teso? C'è ansia, se sei con qualcuno?
Per il resto, qualsiasi siano le risposte a tutte queste domande e in qualsiasi posto ti portino, parti dal presupposto che non c'è nulla di sbagliato in quel che sei.
I problemi, i turbamenti, ce li creiamo da soli nel paragonarci ad un modello sociale che consideriamo giusto, o che ci hanno insegnato a considerare giusto.
Ci hanno insegnato e siamo stati disposti ad apprendere che il modello "corretto" di uomo è quello di "macho", di "cacciatore", quasi ipersessuale, con un pensiero sessuale cronicizzato, un obbiettivo fisso e in eterna ricerca per raggiungerlo.
Bèh, considera che questo modello, intanto, l'hanno creato altri esseri umani, quindi non è assolutamente giusto né assoluto.
In secondo luogo, adattarsi ad un modello significa voler mostrare agli altri di essere "corretti", adeguati a quello che la società pretende e quindi "di successo".
Quando ti adatti ad un modello, soffrendo nel farlo, perché tu sei estremamente diverso da esso, sai che stai facendo?
Stai dando agli altri la possibilità di decidere chi sei, oscurando chi sei davvero ed abusando della tua individualità.
Dentro di te c'è una voce, che a me piace chiamare Volontà: ascoltala.
Sembra caotico, all'inizio, ascoltare i propri pensieri e capire cosa si vuole, perché siamo costantemente in ascolto delle "voci" degli altri: c'è sempre un grande brusio nella testa delle persone, perché spesso le aspettative che gli altri hanno su di noi, che la società stessa ha su di noi, fanno molto più rumore della voce della nostra coscienza.
Però, se presti attenzione, se la cerchi fra quella cacofonia, riuscirai a percepirla e man a mano diventerà più facile riconoscerla ed identificarla fra tutto quel caos.
Ascoltala: ti dirà cosa vuoi davvero, e quindi, anche chi sei.
Sulla base di questa vena poetica delle 11 di mattina, i tuoi amici "allupati", mandali a pascolare!

Se non ti fai turbare, se dimostri di essere soddisfatto di te stesso e felice, non potranno far altro che prendere atto che sei una persona realizzata, anche senza sesso e senza certi "discorsi" da locale malfamato dei peggiori bar della Ciociaria.