Mercoledì, 30/08/2017 alle 14:52
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Discussioni attive
RISPONDI
Ospite101
Mercoledì, 30/08/2017 alle 17:22
Ciao Astrale
Anch'io sento di essere cambiato profondamente nel corso degli anni, le esperienze vissute ti plasmano inevitabilmente, e purtroppo è verissimo che questo continuo stato di diffidenza si tramuta sovente, anche quando non lo si vorrebbe, in una sorta di freddezza, venendo quindi percepito dall'esterno.
Le relazioni tra persone, al giorno d'oggi, vengono spesso deformate e snaturate da meccanismi che fanno davvero paura, e per chi è particolarmente empatico anche la semplice osservazione delle dinamiche sociali può diventare qualcosa di doloroso.
La tendenza a isolarsi diviene quindi comprensibile (sono un maestro nell'evitare le interazioni sociali quando esse per qualche motivo iniziano a rappresentare una fonte di disagio
), ci si trova costretti a mantenere sempre una certa riservatezza che poi sfocia in una parvenza di asocialità, o a seconda dei casi in un'asocialità vera e propria.
Trovare delle soluzioni non è semplice, perché qualsiasi tentativo di cambiare implicherebbe, in qualche modo, la necessità di scendere a compromessi con la parte più profonda di se stessi, e a seconda delle circostanze ciò si rivelerebbe impossibile, perché non si può controllare la propria sensibilità.
Forse, una via percorribile potrebbe essere rappresentata da un lavoro interiore volto a migliorare la fiducia nel prossimo, magari stringendo i denti alle prime difficoltà, e provando a dare delle seconde possibilità (ma sono consapevole di quanto ciò sia difficile e di come, purtroppo, si riveli spesso inutile e addirittura dannoso).
Insomma, non è per niente facile. Eppure, forse ingenuamente, conservo ancora in un angolino della mia coscienza la convinzione che il proprio istinto sappia sempre qual è la cosa più giusta per se stessi, e che se finora le cose sono andate in un certo modo ciò è successo per un motivo, perché il nostro percorso esistenziale dovrà obbligatoriamente condurci a una determinata meta... significa essere un sognatore, tutto questo?
Ciao Astrale

Anch'io sento di essere cambiato profondamente nel corso degli anni, le esperienze vissute ti plasmano inevitabilmente, e purtroppo è verissimo che questo continuo stato di diffidenza si tramuta sovente, anche quando non lo si vorrebbe, in una sorta di freddezza, venendo quindi percepito dall'esterno.
Le relazioni tra persone, al giorno d'oggi, vengono spesso deformate e snaturate da meccanismi che fanno davvero paura, e per chi è particolarmente empatico anche la semplice osservazione delle dinamiche sociali può diventare qualcosa di doloroso.
La tendenza a isolarsi diviene quindi comprensibile (sono un maestro nell'evitare le interazioni sociali quando esse per qualche motivo iniziano a rappresentare una fonte di disagio

Trovare delle soluzioni non è semplice, perché qualsiasi tentativo di cambiare implicherebbe, in qualche modo, la necessità di scendere a compromessi con la parte più profonda di se stessi, e a seconda delle circostanze ciò si rivelerebbe impossibile, perché non si può controllare la propria sensibilità.

Forse, una via percorribile potrebbe essere rappresentata da un lavoro interiore volto a migliorare la fiducia nel prossimo, magari stringendo i denti alle prime difficoltà, e provando a dare delle seconde possibilità (ma sono consapevole di quanto ciò sia difficile e di come, purtroppo, si riveli spesso inutile e addirittura dannoso).
Insomma, non è per niente facile. Eppure, forse ingenuamente, conservo ancora in un angolino della mia coscienza la convinzione che il proprio istinto sappia sempre qual è la cosa più giusta per se stessi, e che se finora le cose sono andate in un certo modo ciò è successo per un motivo, perché il nostro percorso esistenziale dovrà obbligatoriamente condurci a una determinata meta... significa essere un sognatore, tutto questo?
Ospite101
Mercoledì, 30/08/2017 alle 20:36
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Ospite227
Mercoledì, 30/08/2017 alle 21:06
<"Scusate...ma avete la casa qui?". Le parole, pronunciate con la petulanza di chi si sente in dovere di informarti che stai violando il suo spazio, suonano subito sgradevoli; tanto più che le avevo intuite: ho visto gli sguardi interrogativi al vederci arrivare.
"Sì, certo!" rispondo io.
Non ci siamo nemmeno dati il buongiorno. Ci guardiamo. Io sono già seccato. Rimane interdetta, non si aspettava la risposta, ma è evidente che non sia convinta.
"Ma...dove avete la casa?" insiste. "Là dietro. Sono trent'anni che ho la casa". Il tono è teso. "il parcheggio non è privato" aggiungo, gelido, troncando le parole che stanno per affiorare sulle sue labbra; come a sottolineare che comunque, il parcheggio di sicuro non è suo.
Ma chi cazzo è? Chi l'ha mai vista? Vengo in vacanza in questa borgata da quando era un ammasso di ruderi deserti, e questa viene a chiedermi di esibire il permesso per parcheggiare?
Questi i pensieri che girano nella mia testa.
"No è che il proprietario poi ve la fa spostare...".
"Si si, lo conosco il proprietario". Poche altre parole e poi ci allontaniamo in direzioni opposte, ciascuno brontolando e con ogni probabilità mandandoci reciprocamente a quel paese. Sono già nero.
Ho la netta sensazione che il MIO spazio sia stato violato.
Che arroganza! Penso.
Ma poi arrogante perchè? Cosa mi ha detto di così grave? Se qualche estraneo avesse parcheggiato di fronte al mio prato, non avrei chiesto le stesse cose? E che ne so che quella non abbia appena acquistato il terreno dove ho parcheggiato? Non avrei avrei potuto sorridere? Dire "buon giorno" e presentarmi e spiegare così e così, e magari fare la sua conoscenza. Invece ho immediatamente reagito con livore. Dal suo punto di vista l'arrogante potrei essere io.
E' bastato un niente per farmi imbestialire. Forse perchè non sopporto l'idea che ovunque uno vada, compresi i luoghi dove si è soliti trovar rifugio dalla rabbia e lo stress che la vita di città procura, insomma dalla gente, invece ti capita di scontrarti proprio con ciò da cui si cerca di fuggire. Ma non sarà che ciò da cui si cerca di fuggire, ce lo portiamo dentro? >
Ho voluto condividere questo piccolo episodio della mia vita per provare a spiegare il mio pensiero sull'argomento.
E' vero, la comunicazione virtuale risente dell'assenza della corporeità e quindi della comunicazione "non verbale", di ciò che esprimono uno sguardo, una sfumatura della voce, un gesto delle mani. Ma anche questi possono essere male interpretati, perchè alla fine dietro l'interpretazione ci siamo sempre noi, con il nostro vissuto, le nostre convinzioni, le nostre paure, le nostre difese, i nostri pregiudizi e anche le nostre speranze. Insomma i nostri filtri.
Io sono arrivato alla conclusione che bisogna fare molta attenzione a ciò che consideriamo "istinto". L'istinto stesso viene modificato dalle esperienze negative, in senso sempre più restrittivo ed esclusivo. In virtù di esperienze pregresse si comincia a fare un'equazione pericolosa: ci sembra che una data persona sia così, quindi quella persona è così.
Sono più volte caduto in questo trabocchetto autoinflitto. Ho allontanato persone, espresso giudizi lapidari...salvo poi dovermi amaramente ricredere, rendendomi conto di aver giudicato troppo in fretta, di aver allontanato troppo in fretta, di non aver riflettuto, o addirittura di essermi comportato nella stessa maniera verso altre persone. Agiamo così perchè è piu facile, risolutivo, ci mette al riparo, ci toglie la fatica di doverci spiegare, provare a capire e farci capire, esporci ancora una volta.
Peccato che la strategia dello "sfrondamento preventivo" conduca ad una progressiva solitudine. Tu stessa, Astrale, te ne sei accorta.
Perciò, l'unica cosa che mi sento di dire è che bisogna fare un grande sforzo, un grosso lavoro su se stessi per riconoscere questi segnali. Ricordarsi che tutti abbiamo il nostro quarto d'ora di cretineria quotidiana, tutti almeno una volta nella vita abbiamo trattato ingiustamente qualcuno, ci siamo espressi duramente ed abbiamo offeso. Insomma ammettere che non siamo solo delle vittime ma alle volte siamo anche carnefici. E quindi bisogna cercare di non cedere al primo istinto, al primo impulso di rigetto. E' un lavoro enorme, molto molto difficile.
Non vi sto tacciando di superficialità, dico solo che siamo tutti esseri complessi e forse il prossimo è qualcosa di piu o di diverso rispetto a ciò che ci appare in quei cinque minuti di conversazione o di comportamento.
Un saluto,
Matteo
<"Scusate...ma avete la casa qui?". Le parole, pronunciate con la petulanza di chi si sente in dovere di informarti che stai violando il suo spazio, suonano subito sgradevoli; tanto più che le avevo intuite: ho visto gli sguardi interrogativi al vederci arrivare.
"Sì, certo!" rispondo io.
Non ci siamo nemmeno dati il buongiorno. Ci guardiamo. Io sono già seccato. Rimane interdetta, non si aspettava la risposta, ma è evidente che non sia convinta.
"Ma...dove avete la casa?" insiste. "Là dietro. Sono trent'anni che ho la casa". Il tono è teso. "il parcheggio non è privato" aggiungo, gelido, troncando le parole che stanno per affiorare sulle sue labbra; come a sottolineare che comunque, il parcheggio di sicuro non è suo.
Ma chi cazzo è? Chi l'ha mai vista? Vengo in vacanza in questa borgata da quando era un ammasso di ruderi deserti, e questa viene a chiedermi di esibire il permesso per parcheggiare?
Questi i pensieri che girano nella mia testa.
"No è che il proprietario poi ve la fa spostare...".
"Si si, lo conosco il proprietario". Poche altre parole e poi ci allontaniamo in direzioni opposte, ciascuno brontolando e con ogni probabilità mandandoci reciprocamente a quel paese. Sono già nero.
Ho la netta sensazione che il MIO spazio sia stato violato.
Che arroganza! Penso.
Ma poi arrogante perchè? Cosa mi ha detto di così grave? Se qualche estraneo avesse parcheggiato di fronte al mio prato, non avrei chiesto le stesse cose? E che ne so che quella non abbia appena acquistato il terreno dove ho parcheggiato? Non avrei avrei potuto sorridere? Dire "buon giorno" e presentarmi e spiegare così e così, e magari fare la sua conoscenza. Invece ho immediatamente reagito con livore. Dal suo punto di vista l'arrogante potrei essere io.
E' bastato un niente per farmi imbestialire. Forse perchè non sopporto l'idea che ovunque uno vada, compresi i luoghi dove si è soliti trovar rifugio dalla rabbia e lo stress che la vita di città procura, insomma dalla gente, invece ti capita di scontrarti proprio con ciò da cui si cerca di fuggire. Ma non sarà che ciò da cui si cerca di fuggire, ce lo portiamo dentro? >
Ho voluto condividere questo piccolo episodio della mia vita per provare a spiegare il mio pensiero sull'argomento.
E' vero, la comunicazione virtuale risente dell'assenza della corporeità e quindi della comunicazione "non verbale", di ciò che esprimono uno sguardo, una sfumatura della voce, un gesto delle mani. Ma anche questi possono essere male interpretati, perchè alla fine dietro l'interpretazione ci siamo sempre noi, con il nostro vissuto, le nostre convinzioni, le nostre paure, le nostre difese, i nostri pregiudizi e anche le nostre speranze. Insomma i nostri filtri.
Io sono arrivato alla conclusione che bisogna fare molta attenzione a ciò che consideriamo "istinto". L'istinto stesso viene modificato dalle esperienze negative, in senso sempre più restrittivo ed esclusivo. In virtù di esperienze pregresse si comincia a fare un'equazione pericolosa: ci sembra che una data persona sia così, quindi quella persona è così.
Sono più volte caduto in questo trabocchetto autoinflitto. Ho allontanato persone, espresso giudizi lapidari...salvo poi dovermi amaramente ricredere, rendendomi conto di aver giudicato troppo in fretta, di aver allontanato troppo in fretta, di non aver riflettuto, o addirittura di essermi comportato nella stessa maniera verso altre persone. Agiamo così perchè è piu facile, risolutivo, ci mette al riparo, ci toglie la fatica di doverci spiegare, provare a capire e farci capire, esporci ancora una volta.
Peccato che la strategia dello "sfrondamento preventivo" conduca ad una progressiva solitudine. Tu stessa, Astrale, te ne sei accorta.
Perciò, l'unica cosa che mi sento di dire è che bisogna fare un grande sforzo, un grosso lavoro su se stessi per riconoscere questi segnali. Ricordarsi che tutti abbiamo il nostro quarto d'ora di cretineria quotidiana, tutti almeno una volta nella vita abbiamo trattato ingiustamente qualcuno, ci siamo espressi duramente ed abbiamo offeso. Insomma ammettere che non siamo solo delle vittime ma alle volte siamo anche carnefici. E quindi bisogna cercare di non cedere al primo istinto, al primo impulso di rigetto. E' un lavoro enorme, molto molto difficile.
Non vi sto tacciando di superficialità, dico solo che siamo tutti esseri complessi e forse il prossimo è qualcosa di piu o di diverso rispetto a ciò che ci appare in quei cinque minuti di conversazione o di comportamento.
Un saluto,
Matteo

Mercoledì, 30/08/2017 alle 22:25
Astrale
grazie a te, sei sempre gentilissima e le tue riflessioni sono molto interessanti...
Come non capirti, anch'io mi sento quasi sempre "fuori dal tempo"; al giorno d'oggi - soprattutto tra le nuove generazioni - si assiste sempre più spesso a un vero e proprio massacro dei gesti carini e delle buone maniere. A proposito del corteggiamento, poi, noto che da parecchio tempo ha preso piede la tendenza all'"anti-galanteria" ostentata, pare che gli uomini moderni facciano quasi a gara per apparire il più possibile maleducati e privi di attenzioni, e devo dire che spesso questo tipo di comportamento sembra essere apprezzato dalle donne delle ultimissime generazioni.
Probabilmente ciò è in buona parte dovuto a un certo tipo di costumi "trasgressivi" propagandati dai media negli ultimi anni.
Forse i giovani, semplicemente, non hanno mai avuto modo di conoscere davvero il fascino dello stile di una volta, tenendosi lontani da esso per principio, per non essere additati come "antiquati" da parte dei coetanei. Anche questo fa parte del meccanismo di diffusione delle mode, purtroppo.
Infostagno (Matteo
), ciò che dici è, ahimè, profondamente vero: noi tutti siamo il frutto delle nostre esperienze, e soprattutto di quelle negative, le quali tendono a segnare l'individuo in maniera ancora più profonda.
Parlo di istinto perché, in fondo, questo meccanismo è comune a tutte le specie animali, e in natura è indispensabile per la sopravvivenza. Ciò che abbiamo vissuto, quindi, si ripercuote pesantemente sulle reazioni comandate dall'istinto e questo è innegabile.
L'errore più comunemente diffuso tra gli esseri umani è proprio quello di non saper (e non voler) guardarsi bene dentro prima di parlare e agire.
Nessuno è completamente vittima e nessuno è completamente carnefice, ciascuno di noi passa continuamente dall'uno all'altro ruolo senza neanche rendersene conto.
Astrale

Come non capirti, anch'io mi sento quasi sempre "fuori dal tempo"; al giorno d'oggi - soprattutto tra le nuove generazioni - si assiste sempre più spesso a un vero e proprio massacro dei gesti carini e delle buone maniere. A proposito del corteggiamento, poi, noto che da parecchio tempo ha preso piede la tendenza all'"anti-galanteria" ostentata, pare che gli uomini moderni facciano quasi a gara per apparire il più possibile maleducati e privi di attenzioni, e devo dire che spesso questo tipo di comportamento sembra essere apprezzato dalle donne delle ultimissime generazioni.
Probabilmente ciò è in buona parte dovuto a un certo tipo di costumi "trasgressivi" propagandati dai media negli ultimi anni.
Forse i giovani, semplicemente, non hanno mai avuto modo di conoscere davvero il fascino dello stile di una volta, tenendosi lontani da esso per principio, per non essere additati come "antiquati" da parte dei coetanei. Anche questo fa parte del meccanismo di diffusione delle mode, purtroppo.
Infostagno (Matteo

Parlo di istinto perché, in fondo, questo meccanismo è comune a tutte le specie animali, e in natura è indispensabile per la sopravvivenza. Ciò che abbiamo vissuto, quindi, si ripercuote pesantemente sulle reazioni comandate dall'istinto e questo è innegabile.
L'errore più comunemente diffuso tra gli esseri umani è proprio quello di non saper (e non voler) guardarsi bene dentro prima di parlare e agire.
Nessuno è completamente vittima e nessuno è completamente carnefice, ciascuno di noi passa continuamente dall'uno all'altro ruolo senza neanche rendersene conto.
Ospite101
Mercoledì, 30/08/2017 alle 22:58
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Ospite101
Mercoledì, 30/08/2017 alle 23:29
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Ospite101
Giovedì, 31/08/2017 alle 00:01
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
Ospite227
Giovedì, 31/08/2017 alle 07:46
Buon giorno Astrale, buon giorno a tutti
"Esiste un modo per essere meno prevenuti e diffidenti nei riguardi delle persone?"
"Ora, cercando di immedesimarvi, come reagireste voi?"
Queste in sintesi sono le tue domande.
"Io cercherei di avere piu pazienza, piu fiducia e sforzarmi di superare la diffidenza"
"Io cercherei di capire perchè chiudo la porta ed evitare il progressivo isolamento"
Queste in sintesi le mie risposte alle tue domande, che puoi benissimo non condividere, mica mi offendo
Guarda, io sono sempre stato un sostenitore del detto "meglio soli che male accompagnati" quindi la mia non è una critica alla tua riservatezza ed alla tua tendenza a condurre vita solitaria; Se però ad un certo punto mi rendo conto di allontanare comunque tutti e la cosa non mi fa stare sereno, allora vuol dire che la ricetta non funziona e quindi una qualche riflessione bisogna farla.
Ora a mio parere i casi sono tre:
A) si tratta di pura sfortuna in virtù della quale si incontrano solo imbecilli.
B) si tratta del fatto che al mondo ci sono solo imbecilli
C) i miei criteri sono troppo esclusivi / tendo ad avere un atteggiamento estremamente difensivo
Siccome A e B non sono oggettivamente sostenibili, forse si tratta dell'ultimo caso...Dai non sto parlando di persone apertamente rozze, stupide e superficiali. E' chiaro che esistono e si incontrano persone così.
Ma non è possibile che lo siano tutti quelli che incontriamo no? Quindi forse siamo noi, da una parola in su, a classificarli come tali e chiudere la porta.
Ti ho portato l'esempio di quella volta del parcheggio proprio per significare questo. Quella persona non mi ha detto nulla di sgarbato in se. Sono io che basandomi solo sul tono della sua voce e sul fatto che sentivo quella come casa mia, senza riflettere un momento sulla situazione oggettiva mi sono inalberato ed ho reagito male, classificando subito la persona come fastidiosa ed insolente.
Circa il virtuale:
"Ad oggi posso dire che se vuoi scoprire davvero i lati più profondi di una persona, puoi scoprirli soltanto attraverso questo filtro, dove, sentendosi sicura, riuscirà totalmente ad aprirsi senza imbarazzi e timori."
Io invece ho imparato che la scelta di esprimere sinceramente il proprio lato piu profondo non implica necessariamente reciprocità e rispetto da parte dell'interlocutore. Succede in prima persona, figurati nel virtuale
Perciò io non penso al virtuale come al luogo dove scoprire l'essenza delle persone.
L'essenza delle persone la si può scoprire solo con il tempo e nelle situazioni reali
Ciò non toglie che possa scegliere comunque di mostrare il me stesso piu sincero, ma lo faccio a mio rischio e pericolo, senza aspettarmi nulla
Ciau neh!
Matteo
Buon giorno Astrale, buon giorno a tutti

"Esiste un modo per essere meno prevenuti e diffidenti nei riguardi delle persone?"
"Ora, cercando di immedesimarvi, come reagireste voi?"
Queste in sintesi sono le tue domande.
"Io cercherei di avere piu pazienza, piu fiducia e sforzarmi di superare la diffidenza"
"Io cercherei di capire perchè chiudo la porta ed evitare il progressivo isolamento"
Queste in sintesi le mie risposte alle tue domande, che puoi benissimo non condividere, mica mi offendo

Guarda, io sono sempre stato un sostenitore del detto "meglio soli che male accompagnati" quindi la mia non è una critica alla tua riservatezza ed alla tua tendenza a condurre vita solitaria; Se però ad un certo punto mi rendo conto di allontanare comunque tutti e la cosa non mi fa stare sereno, allora vuol dire che la ricetta non funziona e quindi una qualche riflessione bisogna farla.
Ora a mio parere i casi sono tre:
A) si tratta di pura sfortuna in virtù della quale si incontrano solo imbecilli.
B) si tratta del fatto che al mondo ci sono solo imbecilli
C) i miei criteri sono troppo esclusivi / tendo ad avere un atteggiamento estremamente difensivo
Siccome A e B non sono oggettivamente sostenibili, forse si tratta dell'ultimo caso...Dai non sto parlando di persone apertamente rozze, stupide e superficiali. E' chiaro che esistono e si incontrano persone così.
Ma non è possibile che lo siano tutti quelli che incontriamo no? Quindi forse siamo noi, da una parola in su, a classificarli come tali e chiudere la porta.
Ti ho portato l'esempio di quella volta del parcheggio proprio per significare questo. Quella persona non mi ha detto nulla di sgarbato in se. Sono io che basandomi solo sul tono della sua voce e sul fatto che sentivo quella come casa mia, senza riflettere un momento sulla situazione oggettiva mi sono inalberato ed ho reagito male, classificando subito la persona come fastidiosa ed insolente.
Circa il virtuale:
"Ad oggi posso dire che se vuoi scoprire davvero i lati più profondi di una persona, puoi scoprirli soltanto attraverso questo filtro, dove, sentendosi sicura, riuscirà totalmente ad aprirsi senza imbarazzi e timori."
Io invece ho imparato che la scelta di esprimere sinceramente il proprio lato piu profondo non implica necessariamente reciprocità e rispetto da parte dell'interlocutore. Succede in prima persona, figurati nel virtuale

L'essenza delle persone la si può scoprire solo con il tempo e nelle situazioni reali

Ciò non toglie che possa scegliere comunque di mostrare il me stesso piu sincero, ma lo faccio a mio rischio e pericolo, senza aspettarmi nulla

Ciau neh!

Matteo
Ospite101
Giovedì, 31/08/2017 alle 15:58
Contenuto rimosso dall'Amministrazione.
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